Let’s talk about: La medium di Julie Cohen (Leone Editore)

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Oggi parliamo di un romanzo che mi ha piacevolmente sorpresa, si tratta de “La medium” di Julie Cohen, pubblicato da Leone Editore e tradotto sempre da Eleonora Carlotta Gallo.

Data di uscita: 15 Aprile

Acquistalo subito: La medium

Editore: Leone Editore
Collana: Orme

Prezzo: € 15,90
Pagine: 432

Dorset, 1858. Dopo la morte del padre e un matrimonio male assortito con l’amico d’infanzia Jonah, Viola Worth riscopre la sua grande passione per la fotografia. Presto la fama del suo talento si diffonde e, un giorno, Viola viene contattata da un uomo che desidera immortalare un’ultima volta la figlia morente. Quando Viola arriva è ormai troppo tardi, ma scatta ugualmente la fotografia. E, durante lo sviluppo, si accorge di una strana ombra impressa sulla pellicola, in cui l’uomo è sicuro di riconoscere sua figlia. Per la medium Henriette, conoscente di Viola, non ci sono dubbi: la ragazza è in grado di fotografare gli spiriti. Le propone così una collaborazione, che Viola accetta. Mentre il loro sodalizio evolve in qualcosa di più profondo, tuttavia, Viola non immagina che Henriette non le abbia detto tutta la verità su di sé, e che il loro legame porterà alla luce alcuni segreti sul passato di Jonah in India, che forse avrebbero fatto meglio a lasciare sepolti.

Come dimenticare “Le due vite di Louis e Louise”, bastava una vocale a stravolgere un’intera esistenza ed è questo che mi ha fatto apprezzare la penna di Julie Cohen, la sua capacità di scavare così a fondo in quello che era a tutti gli effetti un romanzo peculiare e che racconta la vita della stessa persona in due realtà completamente differenti. Con il suo nuovo romanzo, “La medium” si muove ancora una volta su una strada che porta a una storia inaspettata in cui i fantasmi sono molto di più di quello che ci si aspetta.

Ci troviamo nell’Inghilterra dell’Ottocento. Viola ha da poco perso suo padre, è distrutta e di conseguenza si aggrappa al suo migliore amico, l’unico rimasto, Jonah Worth, il quale, appresa la notizia, ritorna dall’India per sposarla. Il loro matrimonio ci scorre davanti come un film muto in cui i piccoli gesti e i silenzi raccontano una storia ben diversa, più sofferente e dove l’assenza della figura paterna diviene quasi una presenza soffocante.

Il matrimonio infatti non è quello che Viola si aspettava, nel momento in cui i due si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto la distanza diventa incolmabile, Jonah sembra sempre restio a rimanere da solo con lei e questo rende ancora più difficile la convivenza. Viola si chiude sempre più in se stessa fino a sentire il peso dei silenzi. È quasi come se fosse un’estranea nel suo corpo, una presenza sempre più sbiadita che vive solo perché deve farlo e non perché vorrebbe.

La fotografia è il punto di svolta. Riprendere in mano la macchina fotografica aiuta Viola a incanalare la sua sofferenza trasformandola in qualcosa di costruttivo eppure nel rimettersi in sesto viene ingaggiata da Theo Selby per immortalare il corpo di sua figlia morente ed è qui che la storia prende una piega decisamente anomala. Scattare una fotografia del genere mette in agitazione Viola che nel sviluppare la lastra si rende conto di un dettaglio decisamente bizzarro, una scia fumosa che sembra quasi sollevarsi dal corpo del cadavere, ma la cosa più inquietante è che questa cortina di fumo ha le stesse sembianze del cadavere.

In un certo senso per il padre della ragazza avere un dettaglio così macabro rappresenta la prova evidente che sua figlia non se n’è andata, ma per Viola è solo un piccolo errore tecnico che le fa mettere in dubbio il fatto che la presenza opprimente di suo padre nella sua vita non sia solo frutto della sua immaginazione. Il dubbio inizia a diventare atroce, sapere la verità prende il sopravvento sulla logica, i sentimenti iniziano a diventare l’unità di misura del dolore e della follia. Come si può pensare che una fotografia possa immortalare l’anima di una persona intrappolata fra questo e l’altro mondo? Per Henriette, la medium, non ci sono dubbi, Viola è in grado di catturare gli spiriti dei defunti attraverso la sua macchina fotografica.

L’incontro delle due diventa il vero e proprio punto di svolta nella vita di Viola, una fortuita coincidenza, un’errore tecnico la portano a rivalutare tutto il suo percorso, facendola scendere a patti con la sua coscienza e permettendole di conoscere finalmente se stessa. Nell’ombra di un matrimonio infelice si nasconde una donna fragile che cerca soltanto di emergere e di lasciarsi andare al vero amore e dall’altra parte c’è un uomo infelice che non riesce a darsi pace, continua a ripensare al suo passato in India, quello di cui non parla neanche con Viola. Henriette ha inquadrato subito i Worth, sa che ci sono così tante crepe all’interno del loro matrimonio che per lei si prospetta un’impresa facile insinuarsi tra di loro per distruggere quel briciolo di armonia rimasto.

Per Viola però averla accanto è una ventata di freschezza e in breve tempo quella macabra fotografia diventa il simbolo di qualcosa che sta nascendo, anzi rinascendo, perché sebbene le anime dei morti non alleggino davvero sulle pellicole, la sua anima sembra quasi tornarle in corpo, come se fosse stata lontana per lungo tempo. I veri fantasmi infatti non sono quelli che Viola è convinta di immortalare con i suoi scatti, bensì, quelli che affollano la sua vita e quella di suo marito, il passato irrisolto che non vuole affrontare per paura di soffrire ancora di più. 

È interessante come Julie Cohen abbia utilizzato qualcosa come la fotografia spiritica trasformandolo in un pretesto per raccontarci il dolore e il disagio che si prova a non poter vivere appieno la propria vita, a non poter inseguire i propri istinti e i propri desideri, dovendo celare la vera natura dell’animo di una persona dietro una maschera fatta di fragile cera. Ancora più affascinante è il fatto che abbia scelto di ambientarlo in una cornice storica come quella dell’Inghilterra ottocentesca, prendendosi la libertà di raccontare anche come veniva vissuta all’epoca qualcosa come la fotografica spiritica, sapendo già dall’inizio che la storia di Viola sarà turbolenta ma come ogni viaggio, arrivando alla fine, sarà arricchita e libera una volta affrontanti quei fantasmi che le ronzano attorno.

«I luoghi – e le persone – possono essere infestati dai ricordi sia delle persone vive, che di quelle morte».

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Leone Editore per la copia omaggio.

 

 

May the Force be with you!
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